martedì 27 marzo 2007

III - De Gustibus

I - II - III - IV - V - VI - VII

Esco per strada e rimango fermo di fronte alla vetrina del negozio di piante. Il fioraio sta confezionando una composizione variopinta. Guardo il mio riflesso e per l’ennesima volta da quando sono uscito dallo studio dentistico tiro fuori la lingua. Il fioraio si volta e pensando che le linguacce siano rivolte a lui mi sillaba un chiaro vaffanculo.
“Ehi!”
Torno alla realtà al suono della voce di Fabio.
“Scusa, sono in ritardo.”
Guardo l’orologio e scuoto la testa. Avevo dimenticato di aver fissato con Fabio e Luca all’uscita del dentista per un caffé.
“Che c’è? C’hai una faccia!”
Non mi dà il tempo di rispondere e continua:
“Luca ha detto di aspettarlo al bar, così intanto ci prendiamo una cosa…”
Apro la bocca per parlare, ma con Fabio non è così facile. Tirandomi per un braccio, continua il suo flusso di parole:
“Andiamo da Cosi, ho voglia di una torta al semolino.”
“Fabio…”
E’ la prima parola che dico dopo l’esperienza surreale che ho vissuto e mi sembra che esca fuori correttamente, senza inceppamenti o problemi di nessun tipo.
“Che poi quella stronza della Giuliana mica mi ha chiamato...”
“Fabio”, ripeto tentando per la seconda volta di dirgli cosa mi è successo.
“Se non chiama entro stasera, ha chiuso con me.”
Passiamo davanti a Ricordi e Fabio mi dice che vuole entrare a prendere un CD. Possiamo?
Non rispondo e rimango a fissarlo inebetito.
“Oh, ma hai perso la lingua?”
Sì, mi viene voglia di gridare, ma ne ho trovata un’altra!
Fabio al solito non aspetta la risposta ed entra nel negozio di dischi lasciandomi sulla porta. Tiro fuori la lingua specchiandomi alla vetrina per il milionesimo controllo. Mi guardo i punti di sutura e mi chiedo come sia possibile. Che poi una volta ho letto che le lingue sono le uniche parti anatomiche che chirurgicamente non si riesce a riattaccare.
Luca passa di lì in quel momento e mi trova a bocca aperta e lingua in fuori.
“Cazzo fai, coglione!”
Luca è quello che tipicamente si definisce uno sboccato. In ogni sua frase infila almeno due parolacce e un’imprecazione.
“Ommadonna, ma ti sei rincoglionito, cazzone?”
“Luca, mi è successo una cosa incredibile.”
Fabio esce dal negozio con una busta in mano e tutte le speranze di raccontare la mia storia svaniscono nuovamente.
“Oh, eccoti, pure tu…via andiamo a mangiarci ‘sta torta.”
Si infila fra me e Luca e ci trascina via.
Entriamo da Cosi e ordiniamo tre caffè e tre fette di torta al semolino.
“Ragazzi”, dico dopo che abbiamo ordinato e ci siamo seduti, “vi devo raccontare una cosa pazzesca. Voi non mi crederete…”
“Un attimo”, mi blocca Fabio, “mi è arrivato un messaggio della Giuliana.”
Spippola il telefono e legge a voce alta:
“Sono stata davvero bene ieri sera, sei un ragazzo speciale con tante doti nascoste. Quando ci rivediamo?”
Luca inizia a ridere accarezzandosi la crapa pelata:
“Grandi doti!!!! La puttana va al sodo e ti fa i complimenti per il tuo nerchione, eh!!!”
Fabio ridacchia, io rimango serio.
La cameriera ci porta quello che abbiamo ordinato. Luca la segue con lo sguardo mentre lei va via sculettando e commenta:
“Troia! Io una botta gliela darei però…”
Un’altra cosa di Luca è che tutte le donne sono puttane, non ci sono eccezioni. Ma una botta lui la darebbe al 90% della popolazione femminile di questo pianeta e se ci fosse vita su Marte anche di quello.
Scuoto la testa e metto in bocca un pezzo di torta. Mastico e non sento alcun sapore.
“’Sta torta non sa di niente.”
Luca e Fabio si zittiscono e riempiono le loro bocche con un pezzo della loro fetta. Luca a bocca piena mi dice:
“Cazzo dici? Il dentista ti ha anestetizzato le papille gustative?”
Fabio ride e aggiunge:
“Ahò bello, è buonissima, come sempre. Ma che c’hai oggi?”
Ingurgito un altro boccone e lo mastico lentamente per vedere se sento il familiare gusto del cioccolato.
Non sa assolutamente di niente.
Bevo un sorso di caffé e non capisco neppure se è zuccherato o no.
Mi alzo di scatto preso dal panico.
“Ahò, ma che ti prende, che c’è?”
Vado al bancone e chiedo alla ragazza a cui Luca una botta la darebbe un panino iperfarcito con melanzane, zucchine e salsa piccante.
Do un morso enorme al panino, ma come mi aspettavo, quando lo mastico e cerco di trovarne il sapore, non sento niente.
La lingua l’avrò anche ritrovata, ma a occhio e croce direi che è difettosa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sai che quella che hai descritto è una malattia? conoscevo una persona che non riusciva a sentire i sapori e che mangiava una cosa piuttosto che un'altra solo sulla base di come si presentava esteticamente...

Anonimo ha detto...

@mauro: effettivamente l'idea parte proprio dalla malattia di cui parli... un giorno un amico mi ha raccontato di una persona che non riusciva a percepire i gusti dei cibi... la cosa mi ha talmente colpito che è nata l'idea per questo racconto...seguimi e vedrai come andrà a finire...

filsero ha detto...

Lo so che è inutile spendermi in sbuffi di sollievo, che prima o poi la mia odontofobia avrà pane per i suoi denti (appunto).
Però in questa terza parte ho riso con leggerezza e senza mettermi la mano davanti alla bocca (per un riflesso di terrore, non per educazione). Davvero divertente.

Mi piace la tua scrittura sempre limpida ed essenziale, ma son curioso di vedere come si adatterà alla parlantina prolissa di Fabio, che ora mi è parsa più annunciata che sperimentata davvero.
Questo racconto è il posto giusto per sguinzagliare la tua imprevedibile fantasia ;-)

Anonimo ha detto...

@fil: sei sempre troppo gentile con me. Finirà che mi monto la testa...
cercherò di non deluderti sguinzagliando la mia fantasia verso mondi sempre più imprevedibili...