giovedì 12 aprile 2007

IV - Sapore di Male

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Le papille gustative sono piccole strutture neuroepiteliali situate sulla superficie superiore della lingua, nell'alta laringe e nella parte posteriore dell'orofaringe; la loro funzione fondamentale consiste nel percepire i sapori dei cibi ingeriti. Ciò avviene soltanto nel momento in cui le sostanze che compongono gli alimenti si trovano in soluzione acquosa nella saliva e possono perciò facilmente raggiungere le papille: questa è la motivazione per la quale sentiamo maggiormente il sapore di ciò che ‘si scioglie in bocca‘, come ad esempio il cioccolato fondente, rispetto a quello dei cibi che restano solidi nel tratto orale del tubo digerente.
Leggo e rileggo la definizione di Wikipedia e nel frattempo provo a infilarmi in bocca un pezzo di cioccolata fondente. Ma io, quel sapore di ciò che si scioglie in bocca proprio non lo sento. Non mi faccio ancora una ragione di quello che è successo.
Sono scappato dal bar lasciando Fabio e Luca interedetti. Luca mi ha chiamato al telefono poco fa e mi ha ricoperto di epiteti che farebbero rabbrividire lo scaricatore di porto più sboccato.
Ha ragione, mi sono comportato come un pazzo furioso, ma vorrei vedere lui al mio posto. Cosa farebbe Luca se gli avessero strappato la lingua con un paio di tenaglie, gliene avessero impiantata una nuova e si accorgesse che le papille gustative ereditate da chi sa chi non hanno la minima sensibilità.
Chiudo Internet, spengo il computer e rimango per un attimo di fronte allo schermo spento. Poi decido che è giunta l’ora di fare una bella chiacchierata con l’uomo tartaruga.
Prima di uscire faccio un ultimo tentativo: mi infilo in bocca una caramella che trovo molto invitante unicamente per la carta variopinta che la contiene. Potrebbe avere il sapore del pesce avariato e io non batterei ciglio.
Esco per strada, la sputo distrattamente per terra, prendo la bici e comincio a pedalare alla volta del palazzo del dentista. Nel frattempo penso che non sceglierò mai più un qualsiasi medico puntando l’indice a casaccio nelle pagine gialle.
Quando arrivo all’edificio del dentista, capisco che c’è qualcosa che non va. I muratori che stanno ristrutturando l’edificio non c’erano poco prima. Guardo meglio il numero civico: è quello giusto. Mi volto a guardare il negozio di fiori, punto di riferimento più che sicuro. Quello c’è sempre, compreso il fioraio che mi ha mandato a fanculo poche ore fa, quando sono uscito con una lingua nuova. Ma di fronte al negozio, il palazzo del dentista ha lasciato il posto a un cantiere dove operai marocchini e albanesi stanno lavorando operosamente come formichine.
Scendo dalla bici e la parcheggio legandola a un palo. Poi cammino spedito verso quello che mi pare essere l’unico italiano, probabilmente il capocantiere.
“Scusi?”
L’uomo mi squadra dall’alto in basso come fossi un alieno.
“Sì?”
“Io cercavo lo studio del dottor Santoni”.
L’uomo mi guarda sempre più stranito.
“E perché lo chiede a me?”
Esito. Effettivamente…
“No, sa, lo studio del dottore è proprio in questo palazzo. Ero qui un paio d’ore fa e tutto ‘sto affare non c’era”, dico indicando con la testa il cantiere.
L’uomo continua a fissarmi come fossi pazzo:
“Guardi che è due settimane che noi lavoriamo qui. Penso che si sbagli con un altro edificio.”
Mi sto sbagliando? Mi guardo di nuovo intorno. No, sono nel posto giusto. Tutto questo prima non c’era.
“Porcatroia, Roberti, vuole portarmi quei preventivi del cazzo prima che faccia notte?”
La voce di un uomo in giacca e cravatta, telefonino all’orecchio. Il capo.
“Subito, ingegnere.”
Il capocantiere mi dà un ultimo sguardo e bofonchia:
“Arrivederci”
Io lo sto per fermare, poi la mia attenzione viene attirata dall’ingegnere. Assomiglia a mio padre. Per un attimo penso addirittura che sia lui.
Poi mi scuoto, do un’altra occhiata al cantiere e sto per andarmene sconfitto quando di nuovo la mia attenzione viene attirata da qualcosa. No, da qualcuno. Qualcuno che mi sta fissando da dietro la costruzione di assi e travi issata per ristrutturare l’edificio.
L’uomo si nasconde velocemente, ma non abbastanza: riconoscerei quegli occhi di tartaruga ovunque.

2 commenti:

filsero ha detto...

Bello questo intreccio con il racconto di Cristiano! Son curioso di sapere se si tratta solo di una parentesi, di un occhiolino ai tuoi lettori più fedeli oppure se l'apparizione del padre di Cristiano (ammesso che non sia una "fortuita" somiglianza di situazioni...) ha una funzione in questo racconto. Puoi rispondermi anche semplicemente... pubblicando al più presto il seguito :-)

Anonimo ha detto...

una cosa va detta: sei davvero un lettore fedele! Non credevo l'avresti notato subito!!! ;-)