Per non saper né leggere né scrivere - Le nove porte
di Enzo Fileno Carabba
C’è chi pensa poco e chi non pensa affatto. Ma esiste una terza via: pensare raccontando.
È una via antichissima. A prima vista sembra facile. Ma è un’illusione. In questo mondo sovrailluminato e superaccessoriato, dove tutto sembra a portata di mano, a disposizione, questa via può diventare impossibile perfino imboccarla. Ci sono nove porte invisibili da varcare.
La prima è riuscire a vedere le cose. Le persone per lo più vedono le cose nella loro testa, le vedono automaticamente, senza più bisogno di guardare. Ma quel tipo di sguardo si acceca quando dalla testa si tenta di travasarlo nelle parole
La seconda è riuscire a scivolare dentro a se stessi fino a scrivere cose che non si pensava di poter scrivere. Credo che questo accada soprattutto quando si raggiungono ricordi dimenticati.
La terza è uscire da se stessi, come degli sciamani, smettere ogni tanto di dire io, per entrare in teste lontanissime.
La quarta è costruire una storia non solo partendo da frasi che ci paiono belle e intelligenti, ma anche da frasi brutte e stupide. Che però – magari – messe insieme fanno il miracolo.
La quinta è compendere che la scrittura può partire come uno sfogo, ma poi deve diventare una architettura con un inizio, un centro e una fine.
La sesta è che il tono di voce del narratore è forse l’invenzione decisiva. Dal tono, che aleggia sulle acque delle parole, nasce il mondo.
La settima è cercare di non capire troppo. La maggior parte delle persone quando iniziano a scrivere “sanno troppo” e trasmettono questa consapevolezza ai loro personaggi fino a soffocarli.
L’ottava è il valore sella svagatezza.
L’ultima porta è quella del valore più alto: la speranza. Perché alla fine ognuno scrive come gli pare, per fortuna, e questo sgretola le porta precedenti.
1 commenti:
Già, il tono, l'unica verità del discorso, l'esatto rumore che ha l'intenzione di un uomo.
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