giovedì 19 aprile 2007

V - Il Gusto della Vendetta

I - II - III - IV - V - VI - VII

Corro verso l’impalcatura dietro cui si è nascosto il finto dentista. Ma quando arrivo alla trave, lui non c’è.
Gli operai mi guardano con sospetto. In effetti mi sto comportando come un pazzo. E pazzo diventerò se non capisco cosa diavolo sta succedendo.
Mi guardo intorno alla ricerca dello strappalingue, ma non lo vedo da nessuna parte. Cerco quegli occhietti inconfondibili tra gli operai come se mi aspettassi di vedermelo lì, con l’elmetto giallo e le mani sporche di cemento.
Mi viene da piangere. Ma che sta accadendo?
“E’ ancora qui?”
La voce del capocantiere mi fa trasalire.
“Eh, sì… io…”, balbetto, ma non riesco ad aggiungere nient’altro.
L’uomo mi guarda. La sua espressione è un misto di disprezzo e antipatia.
“Venga”, mi dice alla fine, “l’accompagno io fuori dal cantiere.”
Scrollo le spalle come a dire che non c’è n’è bisogno. Anche con una lingua insensibile ho una mia dignità. Il capocantiere ignora il mio gesto, si incammina verso l’uscita e io in silenzio e a testa bassa lo seguo.
Poi ho di nuovo quella sensazione, la sensazione che due occhi mi siano puntati contro. Mi volto di scatto e lo rivedo. E’ accovacciato dietro un pilone di cemento e in quella posizione sembra che stia espletando una funzione corporale e la sua figura assume un’aria estremamente grottesca.
Questa volta non perdo tempo. Nemmeno un secondo. Mi metto a correre nella sua direzione. Lui reagisce troppo lentamente e prima che possa davvero muoversi gli sono addosso.
La tartaruga non fa niente per difendersi, sembra quasi che mi stesse aspettando.
Lo scaravento per terra e gli monto sopra sedendomi sul suo torace. Gli blocco i polsi a terra con le mani e lo osservo meglio. Così, da vicino, più che una tartaruga, sembra un’iguana. Bè, comunque sia, un rettile. Se aprisse la bocca e mostrasse una lingua biforcuta, non mi stupirei.
“Che cosa mi hai fatto?”, gli urlo contro.
La tartaruga-iguana non risponde.
“Che cosa mi hai fatto???”, ripeto ancora più forte. Sento le vene delle tempie e del collo che pulsano.
Il dentista rimane ancora in silenzio. Poi sorride, svelando una serie di denti piccoli e appuntiti.
Penso che se non passo alle maniere forti non otterrò mai niente. Gli lascio un polso e prima che possa fare qualcosa stringo il pugno per colpirlo dritto in faccia. Quando sto per sferrare il colpo, sento una mano che mi serra il polso con una stretta fortissima.
Mi volto e vedo il capocantiere dietro che mi blocca il braccio.
“Mi lasci”, gli dico, “lei non capisce…quest’uomo…”
Non termino la frase perché il capocantiere, aiutato da altre quattro braccia, mi solleva e mi sbatte per terra liberando il dentista. Finisco disteso accanto all’uomo tartaruga.
Faccio per aprire di nuovo la bocca per spiegare il malinteso, ma il capocantiere parla prima:
“Se ne vada di qui!”
Lo guardo, poi guardo gli operai che l’hanno aiutato e infine mi giro verso il dentista. Si sta rialzando e si spolvera la giacca sporca di terra e cemento.
“Voi dovete aiutarmi!”, li supplico. E indicando il dentista aggiungo:
“Quest’uomo è un pazzo. Mi ha drogato e mi ha…”, mi fermo esitante, poi tutto d’un fiato lo dico: “ mi ha strappato la lingua e me ne ha impiantata un’altra, e ora non sento più alcun sapore.”
Il capocantiere mi fissa. L’espressione è sempre la stessa: disprezzo e antipatia. Poi scambia un fugace sguardo con il dentista e infine dice:
“Ragazzo, tu non devi stare bene… adesso…”
“Voi non capite”, lo interrompo, “ io…”
Il dentista parla per la prima volta:
“NO, TU non capisci…”
Fa un cenno agli operai e questi mi afferrano e mi sollevano prendendomi per le braccia.
“Ma cosa…”
“Portatelo in sala operatoria. Voglio terminare l’intervento prima di sera.”
I due operai mi trascinano via e mentre cerco di divincolarmi inutilmente, sento il capocantiere che dice all’uomo tartaruga:
“Professore, ma perché con lui non ha funzionato?”
Non riesco a sentire la risposta e, forse, è meglio così.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora è tutto un complotto!!!
Forse sono coinvolti anche SISMI e CNR ?

filsero ha detto...

Questo racconto si mantiene in equilibrio tra un umorismo grottesco e l'assurdo: a volte si ride, altre si rimane spiazzati con gli occhi spalancati o le ciglia corrugate (o entrambe le cose, a chi gli riesce). In questo capitolo secondo me vince l'assurdo.

I miei passaggi preferiti: quanto il protagonista rivede la tartaruga dietro il pilone in una posizione che "sembra che stia espletando una funzione corporale", poi quando gli si siede sopra e lo osserva meglio (io l'avrei menato, come minimo!).

Anonimo ha detto...

Assurdo!?!!? Non è niente...aspetta di leggere il prossimo episodio...