VII - Caffè Amaro
“Aò, cazzone, ma sei con noi o no? A che cazzo stai pensando?”
La voce di Luca mi fa trasalire. Lo guardo con due occhi inebetiti che devono farmi assomigliare a un bue che guarda passare un treno sulla rotaia davanti al suo pascolo. Fabio che siede accanto a Luca mi fissa con comprensione.
“Stai bene?”, mi chiede.
Non so cosa rispondere. Che ci faccio al bar con Luca e Fabio? Oggi sono andato dal dentista, poi sono uscito e...ah, sì, mi sono incontrato con i miei amici per un pezzo di torta e un caffè.
Abbasso lo sguardo e noto la tazza e il piatto con la fetta di dolce ancora intatta.
“Sto bene”, rispondo alla fine, “sto bene, è solo che...”
Luca e Fabio mi guardano:
“Cosa?”, dicono quasi all'unisono.
Mi passo una mano tra i capelli e dico:
“Non so...è come se mi mancasse un pezzo. Quando siamo venuti qui?”
“Ok”, dice Fabio, “ora mi fai davvero preoccupare. Mangiati la torta che è meglio.”
Scuoto la testa e guardo la torta al semolino. Mi viene l'acquolina in bocca. E' così invitante. La base di pasta frolla è solida e compatta. Il cioccolato sopra è di un marrone lucidissimo. Solo a guardarla mi sembra di sentirne il sapore.
Taglio un pezzo con la forchetta e me lo ficco in bocca. Luca e Fabio mi guardano con aria apprensiva, come se stessero aspettando un mio commento sulla torta. Io mastico senza dire niente e, quando deglutisco il boccone, rimango in silenzio.
“Allora?”, fa Fabio.
“Com'è, cazzone?”, lo segue a ruota Luca.
“Come vuoi che sia”, rispondo, “buona! Come sempre!”
Ho l'impressione che i miei amichetti tirino un sospiro di sollievo. Nemmeno l'avessero fatta loro la torta!
“Scusate”, torno a chiedere dopo un'istante, “io oggi sono andato dal dentista...poi ci siamo visti qui?”
“Ma hai bevuto?”, fa Fabio, “ci siamo visti all'uscita del dentista e poi siamo venuti qui tutti insieme.”
Annuisco, ma c'è qualcosa che non mi torna.
Mentre sorseggio il caffè – che solo a vederlo mi pare amaro da quanto è nero – ripenso a quando sono uscito dallo studio del dentista. E' vero, ho incontrato Fabio, e poi Luca...ma non sono anche andato a casa? Perché ho questa sensazione di aver perso un pezzo?
“Fabio!”, la voce di un uomo mi fa tornare alla realtà. Se ne sta in piedi accanto al nostro tavolo.
“Signor Roberti”, dice Fabio, “come va?”
E' vestito da lavoro, con un elmetto giallo in mano come gli operai dei cantieri. A dire il vero il suo volto non mi è del tutto nuovo.
“Bene”, risponde Fabio e poi rivolto a noi, “vi presento il signor Roberti, un amico di mio padre.”
Gli stringo la mano convinto che io e lui ci siamo già incontrati, ma proprio non mi viene in mente dove.
“Tutto a posto?”, chiede il signor Roberti a Fabio e mi pare che con la testa faccia un cenno nella mia direzione.
Ho l'impressione che quella domanda riguardi in qualche modo me.
“Tutto a posto”, risponde Fabio.
“Alla grande”, dice Luca.
Mi sento in dovere di dire qualcosa pure io:
“Tutto ok, grazie.”
Il signor Roberti saluta e se ne va lasciandomi con quella strana impressione di averlo già visto prima. Lo seguo con gli occhi mentre si avvicina al bancone. Il bar non è molto affollato. Ci sono un paio di ragazze sedute al banco, il signor Roberti e pochi altri. Sto per distogliere lo sguardo quando noto l'uomo da cui è andato il signor Roberti. Ricorda vagamente una tartaruga. Per un attimo non capisco chi sia, poi riconosco il mio dentista. Accanto a lui c'è una ragazza cicciottella, l'assistente. Il dentista incrocia il mio sguardo e mi fa un rapido cenno di saluto. Rispondo distrattamente con la mano sentendomi per un qualche motivo molto inquieto.
Fabio e Luca mi stanno fissando in modo strano, come se stessero studiando le mie reazioni. Quando si accorgono che li sto guardando pure io, tornano a sorridere in modo quasi normale.
Mi gira la testa e ho la nausea:
“Ragazzi, vado un attimo in bagno”, dico alzandomi.
Raggiungo il bagno quasi correndo. Prima di entrare e chiudermi dietro la porta, mi volto verso il bancone. Sono tutti voltati verso di me, compreso il gruppetto di ragazze. Guardo il dentista e per una manciata di secondi la mia fervida immaginazione me lo figura con una motosega in mano.
Devo dormire di più. Ho bisogno di riposo, penso entrando in bagno.
Vado davanti a uno specchio, apro il rubinetto e guardo l'acqua che esce, fresca e limpida. La gola mi brucia e ho una voglia pazzesca di bere. Mi attacco al getto d'acqua come se non ci fosse un domani e prendo grosse sorsate. Il sapore dell'acqua è esattamente come mi aspettavo guardandola scorrere: fresca e pura.
Sorrido e mi alzo per guardarmi allo specchio. Non sono così malmesso. Poi mi osservo meglio. E' poco visibile, ma sulla tempia ho qualcosa...una cicatrice. No, non è una cicatrice, è come se avessi tenuto un elastico stretto intorno alla testa e mi fosse rimasto il segno. La linea che parte dalla tempia mi circumnaviga la testa.
Che diavolo...
La porta del bagno si apre e dallo specchio vedo entrare il dentista.
“Tutto bene?”, mi fa.
Mi volto.
“Sì, io...”
“Mi sono dimenticato di darle queste”, e mi porge un flaconcino pieno di pillole.
Ne tira fuori una e me la mette nella mano destra, mentre mi infila il flaconcino nella sinistra.
“Sono antinfiammatori...per il dente...una al giorno dopo colazione. Ne prenda una ora.”
Come ipnotizzato faccio quello che mi dice e ingoi la pillola che il dentista mi ha messo in mano senza neppure una sorso d'acqua.
Di nuovo mi gira la testa, ma prima che possa dire o fare qualsiasi cosa il dentista è uscito.
Che mi sta succedendo? Mi volto verso lo specchio. Cosa stavo guardando? Oddio, c'era qualcosa che non andava ma cosa? Mi sembra tutto a posto. Faccio spallucce e esco.
Torno a sedermi al tavolo. Ho una percezione strana. Anche le facce di Luca e Fabio mi sembrano diverse, simili a quelle di rettili. Mi do un'occhiata intorno e mi sembra di vedere facce simili a quelle di serpenti ovunque.
“Tutto bene?”, mi fa Fabio.
Esito. Poi rispondo:
“Credo di sì.”
Prendo in mano la tazza di caffè e lo sorseggio.
Sì, è decisamente troppo amaro.
FINE
4 commenti:
Dopo l'avvio grottesco (e un po' splatter) e il vertiginoso decollo fantascientifico, ecco che mi lasci sospeso in quest'atmosfera rarefatta... io e il protagonista non abbiamo ben capito cosa sia accaduto (non che nei racconti sia sempre necessario capire cosa accade! Anzi...) ma con tutte le variazioni di stile e di ritmo, i colpi di scena e la fantasia imprevedibile con cui hai animato il tutto, è stato davvero impossibile annoiarsi.
In quest'ultimo capitolo mi è piaciuto in particolare quando il protagonista entra in bagno, si volta e si sente da tutti osservato (nemmeno di Luca e Fabio ci fidiamo del tutto). E poi quando il dottore lo raggiunge: ci si aspetta una conferma di ciò che abbiamo letto nel capitolo VI, e invece...
Volevo che questa storia si concludesse così...senza dare troppe conferme o troppe spiegazioni di tutto quello che il protagonista ha passato nei precedenti sei episodi...
Una cosa è certa: gli alieni potrebbero essere già tra noi e anche i tuoi migliori amici potrebbero essere dei Vinoviani!!!
Io li ho incontrati, i Vinoviani. Non sono cattivi, anzi con uno di loro ci ho anche avuto una bella storia; purtroppo finita per problemi di differenze culturali e di… lingua.
Adesso sono anni che non li frequento più. Dopo l'ultima delusione amorosa li ho accuratamente evitati... salvo in occasione di qualche cena con amici - ma in quel caso li portano loro - nella quale mi riavvicino ad essi e "gradisco"
Un dubbio mi assale: ma i veri Vinoviani sono rossi, bianchi o rosè?... E, soprattutto, con chi si accompagnano preferibilmente?
Massi sei il mio mito; quando (e se mai) riuscirò a scrivere storie come le tue allora potrò pensare di avere qualche possibilità !
Da umile lettore trovo che il racconto sia brillante, originale, leggero (nel senso che scorre e va giù che è una meraviglia, come un vinello fresco e frizzante), ti prende per mano e ti porta a spasso in un mondo in bilico tra realtà e fantasia. Il finale “non” finale lascia un po’ a bocca asciutta, ma forse proprio per questo completa bene il quadro.
G
grazie gianna, troppo gentile...
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