Vaianelli verdi
Faceva molto caldo, Teresa non ricordava il motivo della sua tristezza, ormai era triste da così gran tempo che non ne ricordava più il motivo. Il pomeriggio era torrido, Beppino si muoveva lento. Non si ricordava più neppure se era venuta lei a trovare Beppino o se lui era venuto a trovare lei. Sentiva solo le sue troppe carni scomodamente pesare sulla sedia imbottita ed appiccicarsi ai braccioli. Per strada non si sentiva un rumore, tutti a quell’ora si fermavano. Beppino si era alzato presto, come faceva sempre, ed era andato al mercato della marina a comprare i vaianelli freschi. Si trovano solo in questa stagione, non sono buoni quelli grossi che vengono da lontano. Li aveva lavati e li aveva messi ad asciugare sul rovente pavimento della terrazza abusiva, che tanto non dava noi a nessuno. Anche il vicino ne aveva fatta una. Si ricordava che quando era giovane lui ed aveva costruito la casa, ci si metteva d’accordo tra vicini, e se non si dava noia ai dirimpettai che motivo c’era di avvertire le autorità? Forse avrebbe anche alzato un altro piano, ma aveva tre figlie e la casa aveva già tre piani, per i nipoti, no, per loro non avrebbe rialzato la casa, tanto quando venivano a trovarlo non erano mai tutti insieme e del posto ce n’era già abbastanza.
Beppino toglieva i semi da dentro i vaianelli, perché sono quelli che piccano, Teresa continuava a stare immobile ad osservarlo, continuando a sentire la pesantezza della sua tristezza gravare sulla sedia insieme alle sue membra. Non capiva perché i movimenti lenti del vecchio padre la ipnotizzavano così. I vaianelli vanno arrostiti su una piastra e poi spellati con le mani. Perché con quel caldo si doveva accendere il fuoco sotto la piastra di pietra? Le mani di Beppino non si bruciavano con i vaianelli caldi. Teresa aveva provato a sbucciarne uno per rompere il suo torpore, ma si era scottata le dita e ci aveva rinunciato. Eppure osservare quei movimenti lenti ed esperti la rassicurava. Teresa sentiva che giù al piano terreno era arrivata Concetta a prendere il caffè con sua sorella e la chiamavano per unirsi a loro, non rispose e credettero si fosse addormentata. Neppure Beppino sembrava essere disturbato da quelle voci. Quando ebbe finito di pelare i vaianelli li mise sotto sale ed olio e li lasciò freddare.
Teresa si accorse soltanto nel tardo pomeriggio di essersi addormentata. L’odore del caffè non si sentiva più. Si sentivano le voci di condoglianze. Avrebbe dovuto scendere, vestirsi magari di nero e salutare i compaesani che erano venuti a porgere il saluto alla sua anziana madre pronta per l’imminente funerale.
Quando scese c’erano rimasti solo i nipoti e le comari più vicine indaffarate a preparare la cena per chi, dei parenti, venuti da lontano per le condoglianze, si tratteneva fino al funerale l’indomani. Le dissero che erano venuti anche quelli del Partito. Avevano onorato anche suo padre quando se n’era andato, se ne ricordava bene, teneva ancora quel manifesto con la fascia a lutto, arrotolato nel cassetto. Le avevano fatto piacere quelle parole sull’integrità di suo padre ed il rispetto che tutti gli avevano dimostrato. Allora l’attuale presidente aveva voluto esprimere il cordoglio per la perdita di Beppino che era stato il primo presidente del Partito in paese, ed adesso mandava il suo cordoglio per Maria la vedova di Beppino. Teresa non sopportava l’odore dei gigli che con l’aria calda sapevano di marcio. Possibile che a nessuno era venuto in mente di spalancare le finestre e cambiare l’aria? Le spalancò lei.
Non aveva voluto mangiare insieme ai nipoti ed agli altri commensali. Non aveva fame e durava una gran fatica a riconoscere tutte quelle facce. Tornò su all’ultimo piano. Lassù non si sentiva l’aria pesante di fiori e di stantio che pervadeva il piano terreno. Portò il piatto di spaghetti con sopra i vaianelli arrostiti sulla terrazza abusiva dove spirava un po’ di aria nuova. Li mangiò con gusto senza domandarsi dove fosse Beppino che li aveva preparati.
SILVIA 8 NOVEMRE, 2006
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