Aiutami Cap. 1
Lucia guardò le prime gocce di pioggia dalla finestra di cucina stringendosi nella copertina di pile.
Tirando su col naso andò nella sua stanza a cercare un nastro per legare i capelli lisci e sporchi che le ricadevano sul viso, ma non trovava più le sue cose, qualcuno doveva averle spostate.
Oddio che mal di testa.
Dev'essere l'autunno che mi mette tristezza, ho tanta voglia di piangere.
Mi sento così sola, ho bisogno di parlare... sentiamo la Gianna, mi tira sempre su.
Però sono le dieci, è tardi, non si può chiamare in casa della gente a quest'ora.
"Scusa so che è tardissimo... non avrei dovuto telefonare... ti disturbo?"
"Ma no, stavo guardando un telefilm. Che c'è, che è successo, stai bene?"
"No niente... ero qui... sai Giorgio è a Londra e... sì, insomma ero qui da sola... mi è presa un po' di tristezza, sai..."
Gli occhi di Gianna vagarono alla ricerca del posacenere.
Dove cavolo è, oddio saranno mica tutti nella lavastoviglie?
Porca miseria ma qui piove!
"Oh hai visto: piove!!!"
"Eh già davvero, che tristezza, è proprio..."
"Scusa levo i panni e ti richiamo. Va bene?"
"Sì sì figurati... tanto son qui... dove vuoi che vada ciao ciao..."
"A dopo."
Gianna cominciò a togliere caoticamente dal filo calzini, mutande e magliette e pensò a come si sarebbe potuta vestire l'indomani.
C'era qualcosa di sadico nella scientificità con cui Teodora metteva le riunioni più rognose proprio di lunedì mattina.
E poi arriverà già incazzata e mi subisserà come sempre di domande stupide che rivelano quanto poco capisca del lavoro dei suoi subordinati.
Non ci devo pensare ora, no, tanto non serve.
Ecco lo sapevo: tanto per cambiare mi è cascata di sotto una calza di quelle buone e siamo nei sei mesi che l'omino del seminterrato vive in barca, accident'a' poeri.
E io domani che mi metto allora? Il tailleur pantalone gessato... no: fa troppo donna manager aggressiva che ha messo da parte la sua femminilità in nome di una carriera che, detto tra parentesi, non decolla. E alla riunione c'è anche quel tòcco del Liberati quindi la calzettina con la gonna ci stava parecchio bene.
Accidenti a quella cazzo di Teodora!
"Ehi Gianna ci sei?"
"Oh ciao scusa è che mi è cascata della roba di sotto mentre levavo i panni"
"Oddio allora ti disturbo, vabbè dai ti richiamo..."
"No Lucia dai, dimmi. Come stai, va un po' meglio?"
"Senti stamani mi pareva di stare bene, mi sono svegliata verso le nove, poi ero indecisa se andare in palestra perché..."
Miseria cane: il posacenere!!! Se non fumo scoppio.
La Lucia mi fonde il cervello. Poverina, certo con tutto quello che le è capitato... le devo stare vicino ma mi fa due palle così.
"... poi dovevo andare a pranzo dai miei ma ho saputo che c'erano anche la Claudia e Marco con il bambino, e io dopo quello che è successo proprio non me la sento..."
E vabbè butterò la cenere nel sottovaso. Sennò mi potrei mettere i pantaloni da cavallerizza con gli stivali sopra. Giacca? Sì, giacca. Dove sarà la borsa che fa pendant, vediamo un po'.
"... verso le tre ha chiamato Giorgio ma non si sentiva niente, un casino, era per la strada. Certo che poteva chiamare più tardi dall'albergo no? Gliel'ho detto sì, però dice che stasera aveva quell'incontro e doveva spengere il telefono, poi non sapeva se faceva tardi..."
Povera crista. Questo sta a fargli un mazzo di corna... e quel che è peggio un po' lo capisco.
Gianna abbandonò la missione borsa pendant e si buttò sul divano con le migliori intenzioni.
Mentre aspirava il fumo con intensità il suo sguardo correva lungo le pareti della casa da single arredata con passione e gusto.
Mise il volume a zero cercando di riconfluire nel fiume di parole di Lucia.
Per concentrarsi meglio chiuse gli occhi e pensò a quanto si sentiva fortunata.
***
"Poi ti volevo dire, la settimana prossima Giorgio torna per qualche giorno in Italia, ha degli esami, delle cose, non ho capito bene, insomma volevo fare una cena, anche con Ivana e Fabio, te sei libera diciamo... giovedì o venerdì?"
"Beh... giovedì ho il corso che mi finisce tardi, venerdì non so... ma sei sicura di non strapazzarti troppo? Tutta questa gente..."
"Senti Gianna, se ti dico che ho voglia di fare una cena la potrò fare? Possibile che stiate tutti a dirmi cos'è meglio per me? Pensi che non sia in grado di fare un piatto di pastasciutta?"
"Lucia, io..."
"Pensi di essere tu, l'unica, irripetibile e perfetta padrona di casa, regina del soufflè, principessa del brillantante, sempre calma e prodiga di consigli come un fottuto grillo parlante?"
"Lucia, ora basta."
"No non basta, perché ne ho le palle piene di te, tuo fratello e della vostra sicurezza del cazzo. Solo voi siete bravi. Sì. Solo voi. Cosa ne vuoi sapere te poi... con la tua casina perfettina, i tuoi aggeggini e le tue manie da zitella. Troppo comodo così.
Non lo sai te cosa vuol dire. Non lo sapete VOI cosa vuol dire.
Sempre impegnati a mantenere il controllo, a gestire la vita come se fosse il vostro capolavoro unico e irripetibile. Pensate davvero di essere migliori di me? Pensate che le vostre agende perfettamente organizzate fino al 2010 vi terranno al sicuro dalla merda che la vita ti butta addosso all'improvviso?
Perché prima o poi la merda ti arriva addosso cara Gianna, arriverà anche a te, sulle tue scarpine di Prada, sul parquet lucidato e sui capelli sempre freschi di messimpiega.
Io lo vedo da come mi guardi, pensi che sia una disgraziata. Pensi che tutto quello che mi è successo me lo sia cercato. Chissà che gli hai detto a Giorgio eh? Che sta con una pazza malata di mente, lo so che glielo hai detto. Che ha fatto bene a fare quello che ha fatto, eh? E' con te che stava sempre a bisbigliare al cellulare, lo so!
Ma una cosa te la voglio dire. Tu non sai cosa vuol dire essere una madre. Non lo sai che la vita non è più quella di prima. Che esiste solo lui, che non hai più tempo per essere "carina", per essere "brillante", per essere unica, scintillante, guardate che fica la mia ragazza che se ha partorito un mese fa, il bambino ci fa dormire, benissimo, certo, lo allatta lei, nessun problema, stiamo da dio, basta dare delle regole e tutto funziona, vero amore? stiamo da dio. Brutto bastardo. Maledettissimo figlio di puttana. Se solo mi fossi stato un po' vicino quando ce n'era bisogno... non sarebbe andata com'è andata.
No, sarebbe andata in un altro modo...
Gianna... scusami, io... non so più quello che dico... sto sragionando. Perdonami.
Gianna per favore dimmi come sta Matteo.
L'hai visto? Sei stata dai tuoi? Avete giocato? L'hai portato fuori? Ha mangiato?
Dimmi qualcosa per piacere.
Dimmi come sta il mio bambino.
Gianna?"
Lucia cercò di riprendere fiato mentre aspettava la risposta della cognata, ma all'altro capo del filo ormai da un po' non c'era più nessuno.
2 commenti:
Gianna si prende la scena tutta per sé, quasi scalcia via Lucia appena fa il suo malinconico ingresso. Direi però che Gianna si merita tutto lo spazio che ruba all'altro personaggio, perché dà subito un'idea di sé molto vivida, con sentimenti contrapposti che le danno spessore.
Bene, ho cercato di essere obiettivo, però ora voglio anche essere sinceramente fazioso: devo ammettere che simpatizzo per Lucia. Lo so, è una banale debolezza, però... ecco, sento che io stesso vorrei farle compagnia, darle il mio numero perché chiami me. Forse sopravvalutando la mia delicatezza, penso che non mi lascerei distrarre da altri pensieri mentre lei mi parla (bellissimo quando capita a Gianna mentre cerca il posacenere) e penso che le lascerei maggior spazio, in modo che possa sfogarsi e farmi sapere tutto ciò che le è accaduto (già...chissà cosa le è successo! Lo sapremo mai?) e i suoi pensieri, quei pensieri che il protagonismo di Gianna mi ha impedito in parte di conoscere. Ma forse -difficile esserne del tutto immuni- anche in me parlerebbe la vocina un po' cattivella di Gianna...
Mi fa piacere che simpatizzi per Lucia, sta per riprendersi il suo spazio...
Ciao S.
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