I Ciechi - IV
[Autrice: ChiaraG]
Scivolare nel dolore era la prima cosa che avevo fatto. Ma non erano solo i ricordi a perseguitarmi. Continuavano ad apparirmi delle scene, delle situazioni, in cui Denise aveva a che fare con delle persone che non riuscivo a vedere in faccia… i miei occhi, quando tentavano di metterle a fuoco, rimanevano quasi scottati. Ma allo stesso tempo, dei loro volti… riuscivo ad avere una consapevolezza incredibile. Come se un senso diverso dalla vista me li facesse vedere. Come se potessi conoscerli attraverso il tocco della mano, accarezzando zigomi, naso e mento: soffermandomi sulle guance imberbi, quasi fossero appartenute a un ragazzo, ma trovandomi poi ad inciampare lungo rughe nette, che attraversavano una pelle morbida, liscia, molle come quella di un vecchio. Volti diversi, ma uguali nella loro diversità.
Denise invece la vedevo benissimo, spesso mi guardava con quel suo modo che non ho mai scordato, tanto che mi ero convinto che stesse cercando di comunicare con me, che mi stesse chiedendo di far qualcosa. Sarebbe stato troppo facile credere di essere diventato pazzo. Quasi l’ho sperato. Ma queste visioni che si materializzavano all’improvviso, questi strani sogni che continuo a fare, questi personaggi che non vedo eppure vedo… tutto è troppo strano eppure tutto sembra come retto da un unico filo, bianco, di seta.
Quando i medici mi dissero che Denise era incinta, quasi non mi stupii. Non so spiegare il perché, ma non mi meravigliai affatto, come se mi fosse stata rivelata la più banale delle verità. La sera stessa feci il primo sogno in cui lei ne parlava con Fabienne, parlava del bambino… in realtà credo che ne stesse parlando a me. Subito dopo sognai il bambino: mi chiamava, come se volesse giocare con me… ma quando mi avvicinai per prenderlo… vidi che aveva gli occhi bianchi. Come due grosse palle d’alabastro smaltato. Tra l’altro è strano, ma in questi giorni quasi non riesco a vedere il verde dei miei occhi, quando mi specchio. Insomma, quando i medici mi dissero che Denise era incinta, chiesi loro di vedere il bambino. Mi risposero che era meglio di no. Mi chiesero se ero io, il padre. Chi può mai esserne sicuro?, risposi, con una battuta sarcastica che certo non si addiceva al momento.
Quando Denise me ne ha parlato, nei vari sogni, ho avuto la netta sensazione che lei ne era sicura. Era sicura che ero io, il padre. Voglio ancora illudermi che non avesse fatto niente di più, con quei maledetti ciechi… ma qualcosa mi dice che quello non era mio figlio. Non solo per gli occhi bianchi (sono certo che se i dottori me lo avessero fatto vedere, la realtà avrebbe confermato il mio sogno); qualcosa mi fa credere che quel bambino l’abbia uccisa dall’interno… nei sogni in cui Denise diceva a Fabienne di volerlo tenere, lei le rispondeva di no, che non era possibile. Ma ora lo so, era solo un modo in più per metterle confusione in testa, per indebolirla, per privarla delle energie… per toglierle la gioia di vivere. E assicurarsi che, con una tale imposizione, Denise non avrebbe abortito. Se fosse stata libera di scegliere… beh, non so se l’avrebbe tenuto. Ne avevamo parlato pochi mesi prima: entrambi volevamo aspettare ancora un po’. Lei era molto impaurita dall’idea di una maternità. Ma le parole di Fabienne erano servite a ottenere quello che sembravano voler impedire: il bambino ero cresciuto nella pancia di Denise, e il male si era sviluppato in ogni meandro, in ogni centimetro cubo del suo corpo.
Di chi era il figlio, quello? Cos’era successo davvero?
Questo libro forse potrà dirmi qualcosa di più… devo trovare un senso, devo capire dove si annoda questo filo… questi ciechi, queste persone dagli occhi bianchi che vedo ovunque, che non mi lasciano solo di notte e anche di giorno trovano il modo di farsi vivi, cos’hanno davvero da dirmi?
Ma prima di tutto voglio andare al bar del Truce. C’è qualcosa che mi rimanda continuamente lì, nei miei sogni e nelle mie allucinazioni. Non riesco più a capire se davvero ci sono tornato, da quando Denise è stata uccisa. Mi sembra di non aver fatto altro che andare e uscire da quel posto, in questi giorni, ma in realtà non so se sia vero… non so se ero io in carne ed ossa, se era solo la mia mente o se era Denise che ha creato tutta questa recita per me… come non riesco quasi a capire se sono sveglio, adesso, o se sto ancora dormendo… se i miei occhi vedono le cose con chiarezza e mi dicono la verità, o se invece mi stanno ingannando e mi mostrano il mondo dall’interno di un concavo schermo bianco.
1 commenti:
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