sabato 15 settembre 2007

I Ciechi - II

[Autore: Daniel Bloom]

I - II - III - IV - V

Mi svegliai nel mio letto in un bagno di sudore completamente vestito, con un forte mal di testa. Avevo fatto il peggior incubo della mia vita. Il bar del Truce, la foto di Denise, quei ragazzi con le cravatte e quel tipo con gli occhi bianchi. Non era stato un semplice sogno allucinante, questa volta avevo la sensazione di aver vissuto un’esperienza macabra e irreale.
Detti un’occhiata al cronografo: era il 24. Cristo, avevo dormito quasi due giorni.
Feci un giro nella stanza e mi guardai allo specchio appeso alla parete. Avevo la barba lunga, i capelli spettinati. Il mal di testa mi spaccava le tempie. Entrai nella camera di Denise. Era ancora a soqquadro dopo che la polizia era venuta a fare gli accertamenti. Ancora non riuscivo a capire chi poteva averla ridotta in quello stato. La sua morte era stata una delle cose più macabre che la mente umana avesse mai potuto concepire. Trovata in quel lago di sangue senza occhi. Chi avrebbe mai potuto ridurla così.
Denise. Ci eravamo conosciuti tre anni prima, eravamo in biblioteca la prima volta che la vidi. Quei suoi occhi profondi, i suoi morbidi capelli neri e ricci. Ero sempre stato così timido ad approcciare le ragazze... però quella sua aria così intelligente e dolce mi dette il coraggio di parlarle.
Così diversi e così simili. Il cinema, la letteratura, la passione per la musica. Fu un amore immediato. Tutti e due tanto insicuri e curiosi. Le prime uscite e poi la convivenza.
Anni bellissimi, passati insieme prima che quella maledetta idea fissa le prendesse anima e corpo.
Denise era stata sempre attratta dal paranormale, io ci avevo sempre scherzato su, però quella sua mania era diventata via via un’ossessione.
Da circa un anno Denise era diversa, quei suoi occhi così dolci avevano acquistato una fissità inquietante.
Non riusciva più che a parlare di ricevere “la luce”. Tutto era iniziato da quel corso di astrologia dove aveva conosciuto Fabienne. Da quello che mi diceva doveva essere una tipa un po’ stramba. Una signora sulla sessantina. Inizialmente ne parlava con ironia come una vecchia fuori di testa, poi Denise cominciò a parlare di lei come di uno spirito superiore. Quei discorsi mi preoccupavano e lei smise di parlarmene.
Per un certo periodo pensavo che mi stesse tradendo. I suoi ritardi erano sempre più frequenti. E poi quelle strane riunioni del martedì sera da cui tornava certe volte sconvolta.
Pensavo che fosse solo uno di quei periodi di crisi che ogni tanto attraversava.
Mi guardavo intorno la casa era ridotta ad un immondezzaio. Avrei dovuto fare un po’ d’ordine, ma non sapevo come raccapezzarmi.
In un angolo appesa alla parete una sua foto: la stessa dell’incubo. Mi mancò il fiato. Mi accorsi che erano almeno due giorni che non toccavo cibo. Cercavo di riorganizzare le idee. Era troppo tardi per telefonare a qualche amico. Anche il giorno dopo non sarei andato in ufficio. Era una settimana che non mi facevo vedere. Stavo pensando di scappare via.
Non potevo stare in quelle condizioni. Dovevo darmi una mossa. Farmene una ragione.
Di dormire non se ne parlava nemmeno. Cercai qualche libro sullo scaffale. C’erano ancora i libri di Denise ben ordinati. I miei invece erano alla rinfusa i libri di economia insieme a quelli di psicologia e qualche testo di letteratura. La biblioteca di Denise era per lo più di libri di esoterismo e parapsicologia. Edizioni strane di case editrici misconosciute.
Ripensavo a quel sogno: il bar del Truce, quegli strani personaggi che mi guardavano con quell’aria irreale. Più che ci pensavo e più avevo la sensazione di averlo vissuto veramente.
Continuavo quasi ipnotizzato a guardare le costole di quei volumi. Ad un certo punto mi accorsi che un libro era stato messo al contrario. Era un libro vecchio con la copertina ingiallita e scolorita. Si intravedeva un enigmatico titolo: I Ciechi. Un brivido mi percorse la schiena.
Come in preda alla febbre lo aprii e sulla prima pagina era scritta con grafia tremolante e obliqua una dedica: Il cristallo della salvezza è nel cuore della fiamma che arde in eterno, lo vedrai racchiuso nella sfera di luce.
Tutto il sogno come un film alla moviola, nitido preciso e denso, riapparve alla mia mente.

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