Donna in Corriera - II
La cassetta delle lettere era stracolma, come al solito, e Lara - come al solito - la ignorò.
Salì non di più di due scalini che una voce stridula e mielosa la raggiunse: “Buongioooorno signora, ma la posta non la toglie mai?”.
Era l’inquilina del pianterreno, la signora Bartolini. Di certo l’aspettava al varco, acquattata dietro la porta, con l’occhio strabico appiccicato allo spioncino. In un primo momento pensò di mandarla in culo per direttissima, poi ci ripensò: “Ohhh, ha ragione, mica me ne ero accorta, grazie”. Tornò su suoi passi, aprì la cassetta e una valanga di carta la investì.
Era l’inquilina del pianterreno, la signora Bartolini. Di certo l’aspettava al varco, acquattata dietro la porta, con l’occhio strabico appiccicato allo spioncino. In un primo momento pensò di mandarla in culo per direttissima, poi ci ripensò: “Ohhh, ha ragione, mica me ne ero accorta, grazie”. Tornò su suoi passi, aprì la cassetta e una valanga di carta la investì.
La Bartolini era ancora sulla soglia e faceva finta di sistemare e annaffiare la piantina che teneva su un trabiccolo fuori della porta di casa … in realtà osservava la scena con la coda dell’occhio, quello buono.
Lara raccolse tutta la posta e si avviò per le scale, quando le passò accanto disse: “Ma lei lo sa che le piante finte non hanno bisogno di acqua?”. La signora Bartolini ebbe un sussulto, drizzò la schiena e la testa con uno scatto stizzoso, strinse le labbra, girò sui tacchi (o meglio, sulle pantofole), rientrò in casa e chiuse la porta con tutte le dodici o tredici mandate.
Salendo le scale Lara diede una sbirciata alla posta che teneva tra le mani. Bollette, depliant pubblicitari, resoconti della banca, due cartoline e una paccata di posta per Marco. Ancora !!
Questa storia cominciava ad infastidirla seriamente: non abitava più lì da otto mesi, ovvero da quando si erano lasciati, e il signorino ancora non aveva fatto la variazione di residenza. Era come se non volesse tagliare del tutto quel cordone che li aveva uniti per tanti anni e questo atteggiamento le faceva venire in mente la storia di pollicino e le sue molliche di pane.
Forse avrebbe dovuto pensarci lei, andare all’ufficio postale e comunicare il nuovo indirizzo di Marco, ma non aveva il coraggio di farlo per paura di ferirlo.
Salendo le scale Lara diede una sbirciata alla posta che teneva tra le mani. Bollette, depliant pubblicitari, resoconti della banca, due cartoline e una paccata di posta per Marco. Ancora !!
Questa storia cominciava ad infastidirla seriamente: non abitava più lì da otto mesi, ovvero da quando si erano lasciati, e il signorino ancora non aveva fatto la variazione di residenza. Era come se non volesse tagliare del tutto quel cordone che li aveva uniti per tanti anni e questo atteggiamento le faceva venire in mente la storia di pollicino e le sue molliche di pane.
Forse avrebbe dovuto pensarci lei, andare all’ufficio postale e comunicare il nuovo indirizzo di Marco, ma non aveva il coraggio di farlo per paura di ferirlo.
Marco… chissà che avrebbe detto del suo nuovo lavoro. Indubbiamente avrebbe cercato di smontarla “Vuoi fare la donna in carriera ? ah ah ah... in carriera... con la corriera... ahahaha”
Al suo fianco si era sempre sentita una nullità, anche soltanto per la stazza: Marco era alto e grosso e importante. Lui era perfetto, lei era tutta sbagliata.
Ogni volta che esprimeva il desiderio di iniziare a lavorare, lui le diceva: “Ma lascia perdere, io guadagno abbastanza per tutti e due. E poi la casa ha bisogno di una regina… ”.
Regina ? la schiava, semmai. Ogni scusa era buona per farla sentire una incapace; come quando discutevano della sua paura di guidare: lui la prendeva in giro la stuzzicava, ma quando Lara gli chiedeva di farla provare a guidare e di aiutarla a superare il timore, Marco trovava sempre qualche pretesto per non farlo.
Adesso capiva che era così che lui la voleva : totalmente dipendente.
Infilò la chiave nella serratura e come di rito chiuse gli occhi. Nell'ingresso li riaprì e lo sconforto si impadronì di lei: la fatina con la bacchetta magica non era apparsa nemmeno oggi. L’appartamento si presentava con lo stesso, caos di sempre. Artistico forse, ma pur sempre caos.
Il gatto la accolse con uno dei suoi agguati ma ci rimase molto male . Leo, gattone rossiccio, bello ma rompipalle, faceva sempre cosi : attendeva che Lara entrasse in casa e con un balzo spuntava all’improvviso dalla porta della cucina, le addentava le gambe e poi scappava.
Quel giorno Lara aveva gli stivali.
Dedicò il fine settimana a fare le pulizie di primavera... quella dell’95 ! e anche fuori stagione visto che era quasi natale. Fu una sorta di mission impossible ma ne uscì vittoriosa. Erano le dieci di sera di domenica quando finalmente si fermò. Si guardava intorno soddisfatta, non le sembrava più nemmeno la stessa casa, tutto quell’ordine ricordava la casa di Barbie, mancava solo Ken! Lara respirava beata quel profumino di pulito. Ahhh, da quanto tempo non si sentiva così.
Si lasciò andare di schianto sulla poltrona e... mmmmmiiiaaaaooooooo ! vide il gatto schizzare verso l’alto, fare un triplo salto mortale e subito dopo, scivolando sul pavimento lucidissimo, dirigersi come un razzo verso il terrazzino. Povero Leo… Lara si sentì un pochino in colpa ma le venne da ridere per la scena e poi, pensandoci bene, almeno per quella sera il gattastro l’avrebbe accuratamente evitata.
Erano le 5 del mattino di lunedì quando…
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