La donna è ancora lì, seduta di fronte a me, nella stessa posizione
“Tutto bene?” mi chiede
“Si, tutto bene. Ci sono riuscita. Quanto tempo è trascorso? ”
“Quasi cinque minuti. Era un incubo vero?”
“Eh, insomma. Ma non si preoccupi, per me è abbastanza normale”.
Sembra non mi ascolti più. Sta armeggiando dentro una borsa e, come per magia, ne tira fuori un thermos e due tazze. Le riempie, me ne porge una. Forse è tè, forse una tisana o non so cosa, l’odore comunque è buonissimo. Restiamo qualche minuto, o forse ore, in silenzio a sorseggiare la nostra bevanda calda.
E’ lei che parla per prima:
“Le va di raccontarmi?”
“Si”, rispondo “…certo. Non so bene se era proprio un sogno o qualcosa che mi è accaduto davvero, comunque…”
Quando finisco il mio racconto, dalla chiesa arriva il suono delle campane: dodici rintocchi.
“E’ già mezzogiorno”.
“Gia, e io devo andare a casa. Peccato, mi sarebbe piaciuto trattenermi almeno per un altro sogno”.
“Che problema c’è, prenda ciò che vuole, lo porti a casa e ci vediamo domenica prossima.
“Dice sul serio, posso? “
“Certo che può”
Affondo le mani nella cassapanca e tiro fuori alcuni oggetti, a caso. La donna li sistema in una scatolina di cartone: “Ecco fatto”.
Ci salutiamo, ripercorro velocemente la piazza.
Il ragazzo dei cestini e il suo amico stanno chiacchierando con due ragazze. Mi vede, mi fa un cenno con la testa e gli scappa anche un occhiolino. Sorrido a mezze labbra, abbasso la testa e allungo il passo.
Quando rientro a casa mi domando perché mai non sono rimasta fuori. Mi racconto un po’ di balle, la verità è che avevo voglia di tana.
Rovescio la scatolina sul tavolo della cucina, guardo gli oggetti sparpagliati, ne prendo in mano uno. E’ una foglia secca…
“Tutto bene?” mi chiede
“Si, tutto bene. Ci sono riuscita. Quanto tempo è trascorso? ”
“Quasi cinque minuti. Era un incubo vero?”
“Eh, insomma. Ma non si preoccupi, per me è abbastanza normale”.
Sembra non mi ascolti più. Sta armeggiando dentro una borsa e, come per magia, ne tira fuori un thermos e due tazze. Le riempie, me ne porge una. Forse è tè, forse una tisana o non so cosa, l’odore comunque è buonissimo. Restiamo qualche minuto, o forse ore, in silenzio a sorseggiare la nostra bevanda calda.
E’ lei che parla per prima:
“Le va di raccontarmi?”
“Si”, rispondo “…certo. Non so bene se era proprio un sogno o qualcosa che mi è accaduto davvero, comunque…”
Quando finisco il mio racconto, dalla chiesa arriva il suono delle campane: dodici rintocchi.
“E’ già mezzogiorno”.
“Gia, e io devo andare a casa. Peccato, mi sarebbe piaciuto trattenermi almeno per un altro sogno”.
“Che problema c’è, prenda ciò che vuole, lo porti a casa e ci vediamo domenica prossima.
“Dice sul serio, posso? “
“Certo che può”
Affondo le mani nella cassapanca e tiro fuori alcuni oggetti, a caso. La donna li sistema in una scatolina di cartone: “Ecco fatto”.
Ci salutiamo, ripercorro velocemente la piazza.
Il ragazzo dei cestini e il suo amico stanno chiacchierando con due ragazze. Mi vede, mi fa un cenno con la testa e gli scappa anche un occhiolino. Sorrido a mezze labbra, abbasso la testa e allungo il passo.
Quando rientro a casa mi domando perché mai non sono rimasta fuori. Mi racconto un po’ di balle, la verità è che avevo voglia di tana.
Rovescio la scatolina sul tavolo della cucina, guardo gli oggetti sparpagliati, ne prendo in mano uno. E’ una foglia secca…
La foglia
“Dove sono, come sono arrivata in questo posto.
Sono già stata qui...ma quando?”
Un vialetto alberato, le foglie cadute formano un tappeto soffice, la luce sembra quella dei cieli dipinti nelle chiese.
Sto camminando ad occhi chiusi ma ugualmente riesco a vedere ciò che mi circonda, sento il profumo degli alberi, percepisco la loro voce, il calore del sole scalda la pelle del viso
Procedo a passo lentissimo. O forse sono ferma... Mi siedo, anzi, vedo il mio corpo che si siede su una pietra ai bordi della strada. Da quella posizione scorgo ciò che prima mi era sfuggito: nascosta dai rovi, l’ingresso di una grotta scavata nella parete della collinetta
Non l’ ho mai vista ma è come se la conoscessi bene. Forse sono passata di qui in sogno. Oppure… un dejà vu ma certo! Ecco, tra venti secondi mi alzerò, toglierò una foglia dalla punta della scarpa, riprenderò a camminare, arriverò fino all’ingresso della grotta e...
“... Adesso basta! Non vi vedo ma sento benissimo la vostra presenza. Chi siete? Perché mi seguite? Non potete, questo è il mio sogno, andatevene!
No. Aspettate, non volevo essere scortese. Seguitemi, se volete, ma sappiate che non potrete più tornare indietro: resterete, come me, prigioniero del ricordo di questo incanto e passerete di qui ogni giorno, tutti i giorni, per l’eternità...”
Contemporaneamente…
Il movimento del mare annuncia una tempesta. Il vento che adesso sta dolcemente spazzando via le foglie dalle strade del borgo tra breve diventerà una furia... è sempre così
Un vecchio fuma il suo sigaro, seduto ad un tavolino nell'angolo più nascosto del bar
La testa dritta, la mano sinistra ben serrata sul pomello del bastone, lo sguardo perso nel vuoto, al di là della linea che separa il mare dal cielo
Davanti ai suoi occhi scorrono immagini che arrivano da molto lontano:
Un vialetto di campagna,
il profumo dell’erba bagnata,
la voce degli alberi , il sole sul volto.
Una giovane donna è seduta su una pietra
ai bordi della strada.
E’ assorta, sta pensando chissà a che cosa.
Guarda di fronte a sé, si alza, toglie una foglia
dalla scarpa, si avvia verso l’ingresso di una grotta.
All’improvviso si volta, gli dice qualcosa, poi riprende a camminare.
Lui la segue…
La tempesta è arrivata ma il vecchio resta lì, fermo. Non sente e non vede più nulla se non le immagini che gli attraversano la mente e che hanno riempito la sua vita ogni giorno, tutti i giorni: Il ricordo del profumo di primavera e di un vialetto alberato che in un tempo molto lontano ha percorso. E quella grotta, dove lei sparì per non tornare mai più.
La tempesta è arrivata ma il vecchio resta lì, fermo. Non sente e non vede più nulla se non le immagini che gli attraversano la mente e che hanno riempito la sua vita ogni giorno, tutti i giorni: Il ricordo del profumo di primavera e di un vialetto alberato che in un tempo molto lontano ha percorso. E quella grotta, dove lei sparì per non tornare mai più.